Azienda Agricola Ruffano: in viaggio tra i sapori di una volta

di Malinda Sassu

Un posto così esiste davvero, meravigliosamente bello, così dolcemente unito al contesto naturale in cui sorge. Bella, bellissima Punta Chiarito, una cartolina che è un’oasi di serenità, un itinerario nei paesaggi d’autore dell’Isola Verde. Un tripudio di colori e panorami tra l’azzurro intenso del mare e il verde della macchia mediterranea; un’esaltazione del “bello” che solo la raffinatezza degli antichi greci poteva valorizzare attraverso la vite, come dimostrano i reperti dell’VIII secolo a.C. rinvenuti in zona, negli scavi di qualche tempo fa. In questo luogo così delicato, già tremila anni fa, furono piantati i primi vigneti sull’Isola, dando vita a quella tradizione vitivinicola che Ischia porta ancora nel cuore. Quando si parla di tradizione e di origini, di rispetto del territorio e della sua produzione più vera e soprattutto sana, c’è un elemento che non va trascurato, senza il quale tutto questo non potrebbe esistere: le persone. Quelle di qualità, che tramandano usi e saperi, quelli che raccontano della nostra storia e del legame con la terra. Non solo vino ma anche olio e ortaggi, frutta e miele: prodotti dal valore irrinunciabile perché nascono da questa terra, con tutte le loro caratteristiche e le loro tipicità, semplici e genuini, che non sarebbero mai arrivati sulle nostre tavole senza di loro, le persone di qualità, appunto. Una di queste ha il sorriso sincero e gli occhi di chi nel proprio lavoro ci crede, di chi ha fatto del suo spirito imprenditoriale motivo e fonte di vita ma anche di passione. Dalle motociclette alla campagna, dalle vigne ai motorini, il passo di Nicola Impagliazzo è stato breve e continuato. Mai interrotto perché Nicola è figlio di contadini, una volta mezzadri di quei Maltese proprietari di mezza Forio. Continuato perché Nicola ha attraversato il “vecchio” e il “nuovo” mondo del lavoro, per poi tornare alle origini, alla cantina e alle terre che i suoi nonni riscattarono, anni fa, dai contratti di mezzadria. Lavorare nei campi e continuare la tradizione per Nicola è vanto e fierezza, con tutta un’ondata di ricordi che condivide volentieri con chi l’ascolta. Da quando a Forio v’erano solo tre frantoi, a cui si fornivano olive e asini, quest’ultimi non solo per il trasporto ma anche per spingere le pesanti macine per la frangitura.  Ricordi di quando l’Isola viveva solo di vino e dei suoi mediatori con la terraferma, e i moli di Ischia Porto e Ischia Ponte carichi di botti del prezioso nettare, in attesa di varcare il mare. Quei ricordi (ahinoi) e anche quelle certezze vanno scomparendo, c’è voglia di ritorno alle origini ma poco fanno le amministrazioni per aiutare e agevolare i sentimenti e la voglia di chi ci crede.

Mentre nella vecchia cantina della famiglia Impagliazzo, ancora la senti quell’antica tradizione. Quando ad accoglierti sono lunghe n’zerte di piennolo che paiono funi per arrampicarsi sotto questo bellissimo cielo e le profumate scie di marmellate della cucina attigua. Qui, a Punta Chiarito, dove gli occhi non si stancano mai di guardare, e dove sembra di essere uccelli che volano sulle scogliere della Baia di Sorgeto. Sono i sapori di una volta l’anima di questa azienda, i cui vigneti sorgono alle pendici del monte Epomeo, a Succhivo, nella zona di Ruffano, sopra sant’Angelo: quasi 5 ettari di tradizione tra antichi vitigni dal nome quasi perduto, uva pane e arilla, donlunardo e campotese, uve che non sanno cosa sia un pesticida chimico o un fertilizzante industriale. La produzione è semplice e onesta: un bianco, un rosso e un passito, quest’ultimo “chicca” della cantina, moscato e malvasia lasciati sui tralci ad appassire naturalmente, complice il calore che a due metri da qui regala ben 50 gradi di temperatura, facilitando l’appassimento delle uve con una certa facilità. Dal colore ambrato e dai sentori tipici di miele e mandorle, scorza d’agrumi candita e una nota leggera di nocciolato. Una dolce nota di territorio ischitano da abbinare su formaggi medio stagionati e accompagnati da miele e dolcetti semplici, quelli della tradizione, a base di mandorle. Rigorosamente IGT il Ruffano Bianco e il Ruffano Rosso, vini fatti alla tradizione antica, dall’allevamento delle viti alla vendemmia manuale, con l’igiene prima di tutto, come Nicola tiene spesso a precisare. Il motivo è presto detto: questi sono vini biologici con pochissimi trattamenti solfitici, la cura (e la pazienza) sta tutta nella massima pulizia in cantina. Il Ruffano Bianco è il vino simbolo del territorio: Biancolella, Forastera e piccole quantità di altre uve autoctone. Un giallo paglierino che al naso ricorda l’Isola e la sua macchia mediterranea, erbe aromatiche e mandorle ma anche freschi ricordi agrumati. Al palato spinge sulla sapidità, non eccessivamente invadente e una bella scia di vegetale leggermente speziata. Da accompagnare a piatti di pesce e carni bianche, ma anche a zuppe di verdura e legumi. Sono vini che sanno di territorio, i francesi che passano di qui ben lo sanno, li apprezzano e li comprano, sono loro i migliori acquirenti. Estimatori di queste vigne che convivono con l’oro dei limoni e delle arance, con il rosa delicato dei peschi e il verde smeraldo dei fichi. Cullati da rigogliosi castagni e rovi spontanei dalle more morbide e succulente, fiori spontanei dai quali viene raccolto un miele prezioso e puro, venduto a chi prima se ne accaparra, vista l’esigua produzione. Tra tutti, un raro miele di cardo la cui produzione è limitata e tipica di isole come la Sardegna e la Sicilia. Ma non diciamolo troppo in giro che questo tipo di miele, dalle proprietà disintossicanti e dal colore ambrato, è straordinario se spalmato sul pane e ottimo sulla ricotta fresca. L’allevamento di api di Nicola è artigianale e biologico, piccolo ma prezioso così come la sua produzione. Val la pena avventurarsi e inerpicarsi su questo promontorio per potersi riservare qualche barattolo. Ma si vocifera che qui si produca anche un olio pregiato, il migliore dell’Isola. E anche per questo “oro verde” non si sparga troppo la voce perché la produzione è tutta qui, tra varietà di coratina pugliese e cultivar siciliane e toscane. Ci pensa il clima e il terreno a renderle “nostrane” e lavorate subito dopo la raccolta nel frantoio, rigorosamente biologico, a freddo. Studi recenti hanno dimostrato che l’olio extra vergine di oliva contiene antiossidanti naturali (polifenoli e vitamina E) e che il suo uso regolare contribuisce a mantenere l’organismo in buona salute. E siccome le voci girano in fretta, anche Linea Verde, l’appuntamento che la Rai dedica all’agricoltura ogni domenica, ha saputo che l’olio di Nicola presenta una particolarità: la raccolta anticipata delle olive e la loro tempestiva molitura, il che consente di preservare le caratteristiche dell’olio e conferirgli quella qualità unica e importante di contrastare i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento, riduce il rischio di infarto e di altre malattie. Succede quando l’olio è genuino e da queste parti è ancora così. Con buona pace dell’agricoltura sostenibile e di chi non ha mai smesso di crederci. Come Nicola e la sua famiglia.

FONTE : IL GOLFO

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